Da due anni a questa parte il centrodestra sta tentando in tutti i modi di istituire organismi di controllo e censura che intervengano a condizionare la produzione dei testi scolastici di storia. L’ultimo atto è la Risoluzione della VII Commissione della Camera approvata l’11 dicembre 2002.
Questi tentativi mirano a rappresentare “la storia-disciplina […] come un semplice ed opportunistico strumento al servizio del ‘vincitore’ per (ri)fondare il sistema politico-istituzionale e legittimare una nuova élite dirigente” (Luca Baldissara); alla didattica della storia viene attribuita la maschera riduttiva e grottesca della lettura del manuale agli studenti-clienti. Scompare la pratica della disciplina come scelta e lettura critica delle fonti, come tentativo di comprendere il presente attraverso la lettura critica e plurale del passato.
Non possiamo che ribadire la nostra netta opposizione, già manifestata in altri momenti, verso questo ennesimo attacco alla libertà di insegnamento e di apprendimento che vede tra i suoi maggiori artefici un deputato e consigliere comunale bolognese autore, poco più di un anno fa, del famoso “telefono spia”.
In questa sede è sufficiente aggiungere alcuni aspetti che non hanno trovato spazio nel dibattito condotto sugli organi di stampa mentre ci paiono di grande importanza per comprendere fino in fondo la questione sollevata:
1) La scelta del libro di testo è collegiale, cioè frutto della competenza disciplinare e didattica degli insegnanti e dell’opinione critica di genitori e studenti eletti nell’ambito degli organi collegiali partecipativi. Censurando i libri quindi si limitano i diritti di questi organi democratici, in tutte le loro diverse componenti.
2) L’insegnante è il mediatore tra allievi e testi. Chi è intervenuto nel dibattito l’ha fatto come se l’insegnamento della storia fosse on-line, senza mediazione didattica. La mediazione didattica significa confronto tra testi, lettura critica, approfondimenti, costruzioni di spazi di autonomia dello studente, … Che tutto ciò sia stato dimenticato è indice del basso livello, spesso solo strumentale, della discussione in atto che esclude chi opera nella scuola: insegnanti e studenti.
3) La produzione dei libri di testo è sottomessa a vincoli fortissimi dalle leggi del mercato. Sono pochi gli autori che possono autonomamente decidere cosa scrivere senza l’intervento degli editori che hanno a cuore la vendita e non la scientificità o l’efficacia didattica. Dimenticare questa dimensione è perlomeno fuorviante.
Redazione Quaderni Cesp Bologna
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